Difference between revisions of "Cielo sia con tua pace"

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'''"{{lang|it|Cielo sia con tua pace}}"''' was composed by [[Benedetto Ferrari]]. It is contained in Book II of his ''[[Musiche Varie]]'', published in 1637.<ref name="OPAC"/><ref name="IMSLP2"/> The author of the libretto is [[Gian Francesco Busenello]].  
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{{Libretti
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| language-note =Modern Italian
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| libretto-text =<poem>{{lang|it|‘’’1’’’
| libretto-text =<poem>{{lang|it|Cielo, sia con tua pace
Quando prendon riposo
al soave peccato
i miseri mortali
d’idolatrar colei che m’ha piagato,
Allhor mesto e doglioso
torno più che mai saldo e pertinace,
vo piangendo i miei mali
minacciami pur stenti e morte e fossa,
Quand’altri si tranquilla
io son di carne ed ossa.
frà le morbide piume
Vo cercando Lilla
e de begli occhi il lume.


Ahi che bramo o desio se non si suole
Non è stimato errore
Fra le tenebre mai veder il sole.
d’anima a te ribelle
mirar il sol e vagheggiar le stelle.


‘’’2’’’<nowiki>*</nowiki>
Perché dunque sarà peccato amore
Chiuso è l’albergo amato
che mirando due stelle in un bel viso,
& io son qui di fore;
lo crede un Paradiso?
per pietà del mio stato
spezza quei sassi amore?
, ch’io giunga à quel letto
ove Lilla s’annida;<sup>(2)</sup>
vegga’l trafitto petto,
oda l’altre mie strida;


ahi che chiedo, oh vogl’io, s’in cielo mai<sup>(3)</sup>
Lilla, che farò mai?
non si ponno potrar ferite, ò guai
Odiarti? Ohimè non sia
sì ingrata contro te l’anima mia,
che si fa bella del tuo sol a’rai.
faccian gli uffici lor gli orrendi abissi,
quello ch’io scrissi.


‘’’3’’’
Ma, s’io ben penso (o cruda),
Lasso; che far degg’io?
per te che m’avveleni,
più tosto che partire,
sprezzo del ciel i fulmini e i baleni,
s’io non veggo il ben mio,
e consento ch’Averno in se mi chiuda.
vuò qui proprio morire;
son fastidito ormai d’insidie e d’arti
ma la cruda per questo
no, ch’io non voglio amarti.
non si muoue, ò risente,<sup>(2)</sup>
ed’io qui’ntanto resto
solitario, e dolente;


ahi che giunto nel cielo i Dei sospiro,
Da la mia mente cada
e ne i regni del Sol il Sol non miro.
l’idolo tuo che diede
sempr’al mio lagrimar scarsa mercede;
non voglio contr’il ciel brandir la spada,
caduco alfin è ’l tuo corporeo velo,
fratel del sempre è’l cielo.


‘’’4’’’
Rompo catene e nodi,
Partite ombre rubelle,
delle fiamme malnate
Notte per me non fai;
spargo al vento le ceneri gelate,
Non curo le tue stelle,
ne vuo’ che tua beltà mai più m’annodi.
Vuò del mio Sole i rai;
Ma sorda, quanto nera
Viè più d’ombre t’ammanti,
E vai schernendo altera
I miei dogliosi pianti;


Ahi notte avversa alle dolcezze mie,
Restati, resta pur, infido sesso,
Chieggo de’ torti tuoi giustitia al die.<sup>(3)</sup>}}</poem>
Io son re di me stesso.
 
Oimè, Giove? Oimè, Lilla?
mancar l’alma io mi sento.
ahi, quanto è stolto il braveggiar al vento,
al martellar il cor sembra una squilla,
disperati e confusi sensi miei:
vorrei e non vorrei.
}}</poem><ref name="IMSLP2"/>
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| country =Italy
| country =Italy

Revision as of 00:29, 1 October 2021

Musiche varie
by Benedetto Ferrari
Musiche varie a voce sola, book one
Musiche varie a voce sola, book one
Full titleMusiche varie a voce sola
Libretto
Published1633–1641

"Cielo sia con tua pace" was composed by Benedetto Ferrari. It is contained in Book II of his Musiche Varie, published in 1637.[1][2] The author of the libretto is Gian Francesco Busenello.

It appears on the following album:

Year Album Ensemble Conductor
2003 Musiche Varie (Album) Ensemble Artaserse Philippe Jaroussky

Libretto

Cielo sia con tua pace
(x)

from  Musiche Varie, Book II
Benedetto Ferrari (music),  Gian Francesco Busenello (words)


The paragraphs follow the segments of the original manuscript. A new line does not necessarily equal a new verse.

Italy
Modern Italian

Cielo, sia con tua pace
al soave peccato
d’idolatrar colei che m’ha piagato,
torno più che mai saldo e pertinace,
minacciami pur stenti e morte e fossa,
io son di carne ed ossa.

Non è stimato errore
d’anima a te ribelle
mirar il sol e vagheggiar le stelle.

Perché dunque sarà peccato amore
che mirando due stelle in un bel viso,
lo crede un Paradiso?

Lilla, che farò mai?
Odiarti? Ohimè non sia
sì ingrata contro te l’anima mia,
che si fa bella del tuo sol a’rai.
faccian gli uffici lor gli orrendi abissi,
quello ch’io scrissi.

Ma, s’io ben penso (o cruda),
per te che m’avveleni,
sprezzo del ciel i fulmini e i baleni,
e consento ch’Averno in se mi chiuda.
son fastidito ormai d’insidie e d’arti
no, ch’io non voglio amarti.

Da la mia mente cada
l’idolo tuo che diede
sempr’al mio lagrimar scarsa mercede;
non voglio contr’il ciel brandir la spada,
caduco alfin è ’l tuo corporeo velo,
fratel del sempre è’l cielo.

Rompo catene e nodi,
delle fiamme malnate
spargo al vento le ceneri gelate,
ne vuo’ che tua beltà mai più m’annodi.

Restati, resta pur, infido sesso,
Io son re di me stesso.

Oimè, Giove? Oimè, Lilla?
mancar l’alma io mi sento.
ahi, quanto è stolto il braveggiar al vento,
al martellar il cor sembra una squilla,
disperati e confusi sensi miei:
vorrei e non vorrei.

[2]
Italy
Ancient Italian (Original)

‘’’1’’’
Qvando prendon riposo(1)
i miseri mortali
allhor mesto e doglioso
vo piangendo i miei mali
quand’altri si tranquilla
frà le morbide piume
io vò cercando Lilla
e de begli occhi il lume.

Ahi che bramo ò desio se non si suole
frà le tenebre mai veder il Sole.

‘’’2’’’*
Chiuso è l’albergo amato
& io son qui di fore;
per pietà del mio stato
spezza quei sassi amore?
fà, ch’io giunga à quel letto
oue Lilla s’annida;(2)
vegga’l trafitto petto,
oda l’altre mie strida;

ahi che chieggio, ò vogl’io, s’in cielo mai(3)
non si ponno potrar ferite, ò guai

‘’’3’’’
Lasso; che far degg’io?
più tosto che partire,
s’io non veggo il ben mio,
vuò qui proprio morire;
ma la cruda per questo
non si muoue, ò risente,(4)
ed’io qui’ntanto resto
solitario, e dolente;

ahi che giunto nel cielo i Dei sospiro,
e ne i regni del Sol il Sol non miro.

‘’’4’’’
Partite ombre rubelle,
notte per me non fai;
non curo le tue stelle,
vuò del mio Sole i rai;
ma sorda, quanto nera
viè più d’ombre t’ammanti,
e vai schernendo altera
i miei dogliosi pianti;

ahi notte avversa alle dolcezze mie,
chieggo de’ torti tuoi giustitia al die.(5)

(1)) "qvando" → "quando"
(2) "oue" → "ove"
(3)) “chieggio”: obsolete, also poetic for “chiedo”[3]
(4)) “muoue” → “muove”.
(5)) “chieggo”: obsolete, also poetic for “chiedo”[4]

*) On the album Musiche Varie, the third verse is omitted.

Manuscripts and sheet music

Beginning of "CIelo sia con tua pace"
Beginning of "CIelo sia con tua pace" [2]
  • "Benedetto Ferrari". IMSLP. Retrieved September 21, 2021.

References

  1. "Benedetto Ferrari". OPAC. Retrieved September 21, 2021.
  2. 2.0 2.1 2.2 "Benedetto Ferrari, Musice Varie, Book two: RISM A/I: F 266". IMSLP. Retrieved September 28, 2021.
  3. "chieggo". Wiktionary. Wikipedia. Archived from the original on September 30, 2021. Retrieved September 30, 2021.
  4. "chieggio". Wiktionary. Wikipedia. Archived from the original on September 30, 2021. Retrieved September 30, 2021.